Norman Rockwell
Nel 2008, Norman Rockwell è stato nominato artista ufficiale del Massachusetts. L’artista è ricordato per le sue immagini di un’America idealizzata, ma il suo lavoro é molto più sfumato di quanto spesso si capisca. Norman Rockwell (1894-1978) è celebrato come un campione della piccola provincia americana, piuttosto che delle metropoli.
Nato a New York nel 1894, studiò arte in città fino all’età di 21 anni quando la sua famiglia si trasferì nella colonia di artisti di New Rochelle/NY. Solo nel 1939 si trasferì con la sua prima moglie nella piccola Arlington/VT, incoraggiando il suo interesse per i valori delle piccole città. E’ importante capire l’uomo per catturare il senso e le tecniche della sua arte e quanto gli eventi della vita privata abbiano potuto intrecciarsi all’ispirazione e allo stile delle sue opere. Verso la fine della guerra, la famiglia Rockwell si trasferì in una casa colonica del 18° secolo a West Arlington/VT dove l’artista convertì un vecchio fienile in un nuovo studio di lavoro, il suo studio precedente e tutti i suoi contenuti erano stati distrutti da un incendio un anno prima. Mary – la prima moglie dell’artista – e Norman trascorsero l’inverno nevoso del 1944 facendo escursioni e godendosi il Vermont, ma nell’autunno del 1948, fu evidente che Mary aveva sviluppato un problema di alcolismo. Era sola ed esausta e lottava per tenere il passo con i suoi doveri, in particolare gestendo i registri finanziari del marito, già famoso. Mary cercò un trattamento psichiatrico presso l’istituto privato Austen Riggs dove ricevette cure d’urto durante il 1952. Norman acconsentì alla terapia per la sua ansia e frequenti attacchi di depressione.
Fu nel dicembre 1953, che i Rockwell presero la decisione di trasferirsi a Stockbridge, Massachusetts per essere più vicini al centro di trattamento, e generalmente godere dei benefici sociali e culturali di un ambiente urbano, di una piccola cittadina quintessenza del New England nella idilliaca regione nel Berkshires. In primavera la famiglia si trasferì in una nuova casa. Norman aveva un nuovo studio, e con Mary iniziarono a frequentare lezioni di disegno dal vivo. Il 25 agosto 1959, la tragedia li colpì quando Mary morì inaspettatamente all’età di 51 anni per insufficienza cardiaca. Norman ne rimase molto scosso e divenne distratto, disturbato e depresso. Poco dopo Rockwell incontrò Molly Punderson, un’attraente insegnante di 62 anni ben istruita, della quale frequentò un corso di poesia per adulti presso la biblioteca pubblica. La coppia si sposò nel 1961 e nello stesso anno Rockwell fu felice di apprendere d’essere stato definito “parte della tradizione dei pittori di genere umoristico“. Questo contribuì molto alla sua autostima.
Infatti, l’umorismo fu un elemento chiave nel lavoro di Rockwell; non ultimo durante gli anni di guerra. Durante un periodo di tale sofferenza e perdita, Rockwell sapeva quanto fosse importante tenere alto lo spirito della gente. Sembrerebbe strano, ma alcuni dei suoi migliori lavori emersero quando soffriva di attacchi di depressione.
Sebbene Rockwell sia meglio conosciuto per una visione ottimistica della natura umana, alcuni dei suoi pezzi più toccanti provengono dagli anni ’50, quando soffriva di più. L’illustratore era noto per convocare i suoi vicini nel suo studio per fargli da modelli – dozzine nel corso degli anni. Erano i volti nelle quintessenze delle immagini americane che il pubblico amava ma i critici disprezzavano. I dipinti di Rockwell raccontavano storie, anche se lasciò allo spettatore il compito di riempire i dettagli in immagini come quella della donna che prova un abito da sposa o quella del ragazzo e sua madre che dicono la preghiera in un ristorante affollato. Dopo che Rockwell dipinse la sua serie “The Four Freedoms“, Time nel 1943 disse che “probabilmente non sarebbe stato capace di ritrarre un essere umano veramente malvagio, o anche molto complesso – forse anche reale.” Le persone che dipinse erano reali però! Molti vivevano a Stockbridge. William J. Obanhein, il capo della polizia di Stockbridge, posò per Rockwell diverse volte. Era meglio conosciuto come “Officer Obie” nella ballata di Arlo Guthrie dell’epoca del Vietnam e di “Alice’s Restaurant Massacre” proprio perché aveva arrestato Guthrie per inquinamento. Rockwell quando giunse a Stockbridge, assunse la gente locale per modellare i soggetti delle sue illustrazioni, impiegando gli abitanti di Stockbridge e delle comunità vicine per posare per lui. “Dopo un po’,” disse, “Conoscevo tutti in città.”
Nel famoso dipinto The Runaway i modelli per il dipinto sono stati i vicini di casa di Rockwell a Stockbridge, il bambino di 8 anni Eddie Locke e il poliziotto di 30 anni Richard Clemens. Nell’aprile del 1958, posarono per un’ora per l’artista all’ Howard Johnson’s Restaurant di Pittsfield, Massachusetts, sulla Lennox Road. A quel tempo c’erano circa 400 ristoranti Hojo negli Stati Uniti. Era una delle prime catene di ristoranti nazionali e pubblicizzavano le vongole fritte!
Sempre più assediato dalle scadenze, Norman Rockwell iniziò ad utilizzare le fotografie come suoi principali riferimenti negli anni 1930. Diresse modelle su come posare nel suo studio, e assunse fotografi per catturare le somiglianze che alla fine avrebbero influenzato il suo lavoro. Insieme alla sua arte, la fotografia di riferimento di Rockwell inavvertitamente ha stabilito un record intimo e duraturo della gente di Stockbridge, che é stata parte integrante delle immagini più memorabili dell’artista.
Probabilmente le sue illustrazioni più esilaranti sono le famose copertine della rivista The Saturday Evening Post con la quale intrattenne il suo rapporto più produttivo. Rockwell dipinse la sua prima copertina nel 1916 e continuò per 47 anni; si ritiene che abbia fornito 321 copertine per una delle pubblicazioni più popolari del paese, come il suo speciale stagionale Extra Good Boys and Girls. L’artista ha descritto la rivista come la più grande vetrina d’America e attraverso il suo lavoro con il Post, Rockwell è diventato una celebrità a pieno titolo.
Piace ricordare il suo dipinto del 1964 per Look, The Problem We All Live With, che affrontava il tema della segregazione razziale, ed ebbe un grande impatto sociale nell’era delle proteste per i diritti civili. Un dipinto che é rimasto iconico a tal punto che all’elezione presidenziale del 2020 e alla nomina di Kamala Harris alla Vice Presidenza statunitense, l’immagine è riaffiorata per rimarcare l’importanza dell’evoluzione storica nel sogno di una bambina di colore. La Harris cammina davanti all’ombra della bambina Ruby Bridges, icona delle battaglie dei diritti civili quando aveva solo 6 anni.
Sempre nel 1964, Molly e altre donne di Stockbridge, acquistarono un edificio storico in cui creare un museo/società storica. Rockwell prestò loro molti dipinti e presto – nel 1969 – il Norman Rockwell Museum di Stockbridge divenne una valida attrazione culturale incastonata in una bella valle a Stockbridge. Molly esortò Norman a prendersi del tempo per organizzare la sua collezione d’arte e la sua tenuta. Quattro anni dopo, creò un’amministrazione fiduciaria per preservare la sua eredità, affidando le sue opere all’istituzione. Nel 1977 fece lo stesso con il suo studio e i suoi contenuti. Norman Rockwell creò arte in una ventina di studi durante la sua vita, ma è stato l’ultimo studio a Stockbridge che l’artista ha definito il suo “miglior studio.” L’edificio era originariamente situato nel cortile della sua casa a South Street a Stockbridge. Fu tagliato in due e spostato nel parco del Museo nel 1986. Per molti anni, il museo presentò lo studio come quando Rockwell morì.
Ora hanno riportato l’orologio all’ottobre 1960, un periodo attivo nella carriera di Rockwell quando era al lavoro su Golden Rule, il famoso dipinto che sarebbe poi apparso sulla copertina del Saturday Evening Post. Lo studio è uno spaccato dell’uomo Rockwell, oltre che dell’artista e mancare la visita a questo piccolo e delizioso edificio rosso situato a pochi passi dal museo, è senza dubbio un grande errore. Lavorando ad una serie di foto molto dettagliate, i curatori dell’installazione al Norman Rockwell Museum, chiamata A Day in the Life, hanno applicato la stessa attenzione ai dettagli al loro compito come Rockwell fece con i suoi quadri e illustrazioni. Dai libri sui suoi scaffali alla radio nell’angolo e anche le note scarabocchiate attaccate alla sua parete, hanno restituito ogni aspetto della stanza al modo in cui era in quel momento, nella speranza che i dettagli forniranno una maggiore comprensione dell’artista e del suo lavoro.
Verso la fine di agosto 1973, Rockwell si sentiva abbastanza male tanto da registrare periodi di stanchezza mentale anche sul suo diario. Aveva sofferto di polmonite per anni e le radiografie confermarono che aveva un enfisema. Nel 1974, all’età di 80 anni, Norman subì un leggero ictus. Il senso del colore di Rockwell era stato alterato anche dalle sue cataratte e divenne incapace di distinguere alcune tonalità cromatiche. L’8 novembre 1978, Norman Rockwell spirò pacificamente nel suo letto di casa. Nel necrologio il New York Times descrisse Stockbridge come un pittoresco villaggio nel Berkshires che avrebbe potuto essere progettato da Mr. Rockwell stesso – perché le persone così innocenti del New England erano i migliori modelli per i personaggi e le idee che l’artista voleva ritrarre.
In effetti, Rockwell ha avuto un effetto duraturo e profondo sull’immagine di sé dell’America. Probabilmente il pittore preferito di tutti i tempi del pubblico americano – il New York Times una volta suggerì che il suo lavoro era alla pari con i romanzi di Mark Twain nel suo significato per l’immagine dell’America – le sue immagini, che sono ancora riprodotte in massa, sono viste oggi quasi come paesaggi per un’età perduta. Le sue immagini dell’America suburbana e di provincia negli anni ’20, ’30, ’40 e ’50 hanno fornito materiale di partenza per i registi di Hollywood tra cui George Lucas, Steven Spielberg e Robert Zemeckis il cui film Forrest Gump, vincitore dell’Oscar nel 1994, rende omaggio diretto a Rockwell ricreando molti dei suoi dipinti come scene. Rockwell ricevette la Medaglia Presidenziale della Libertà nel 1977, un anno prima della sua morte. Oggi, il Norman Rockwell Museum ospita la più grande collezione al mondo della sua arte ed è impegnato a promuovere “il potere delle immagini visive per modellare e riflettere la società.” La sua dichiarazione di missione recita così: “Il Museo promuove il bene sociale attraverso i valori civici di apprendimento, rispetto e inclusione e si impegna a sostenere i diritti e la dignità di tutte le persone attraverso i messaggi universali di umanità e gentilezza ritratti da Rockwell“.