Il mondo di Emily Dickinson

Chiunque vada ad Amherst – due ore ad ovest di Boston – verrebbe a sapere che sulla Main Street viveva come una reclusa, famosa per la sua eccentricità, la più grande poetessa americana: Emily Dickinson (1830-1866). Con Walt Whitman è progenitore della poesia americana. Sconosciuta in vita per i suoi poemi, ma riconosciuta per le sue stranezze: faceva calare dalla finestra della sua stanza il pane legato ad una cordicella, per i bambini dei vicini. La Dickinson non fece nulla per farsi conoscere. Si ha un solo dagherrotipo di quando aveva sedici anni. Il mito della Dickinson è un puzzle: la sua vita convenzionale o strana, e le sue poesie, un mistero. Nacque in una grande casa in stile federale che il nonno costruì nel 1813, a pochi passi dal Common di Amherst. La casa fu poi venduta nel 1826 per problemi finanziari; la famiglia ridotta a vivere in una zona della casa, come portieri; poi successivamente traslocata in una dimora in legno sulla North Pleasant Street. Qui la poetessa si formò dai nove ai ventiquattro anni. Nel 1855 Edward Dickinson -il padre della poetessa – riuscì  a riacquistare la Homestead con il suo parco ed il giardino, the Meadows.

Più tardi, quando il figlio Austin – fratello di Emily – si sposa, il padre fa costruire una villa in stile italiano, The Evergreen, a pochi passi dalla Homestead, che ben presto divenne un centro intellettuale e sociale nella vita di Amherst. La Homestead conserva poca mobili originali, pressoché dispersi negli anni.

Emily e la sorella Lavinia eseguivano le faccende domestiche ed i lavori nel giardino. Emily amava in ogni modo rimanere in casa, nella stanza da letto al piano superiore, quasi a controllare la Main Street ed Evergreen. Viveva nella solitudine, con una madre rassegnata e poco felice ed un padre che dominava la famiglia, guidato dai rigidi principi puritani. Il paradiso della Dickinson furono le letture, i libri della biblioteca paterna. Un vero ritiro fatto di parole scritte, una fonte d’arricchimento, un senso d’identità ed al contempo lo strumento per combattere i demoni della fede: una solitudine serafica.

L’austerità della stanza da letto della Dickinson fu come la capanna di Walden Pond di Thoreau. Non si sa quando e perché la Dickinson iniziò a scrivere poesie. Verso la fine del 1850 copiava le sue poesie e le rilegava in pacchettini di quattro o cinque fogli che chiamò fascicoli. Circa una cinquantina di questi furono poi trovati nel suo scrittoio. Negli ultimi vent’anni scrisse poco. Il periodo più fecondo fu dal 1862 al 1863, quando scrisse un centinaio di poesie.

Scrisse con l’occhio di una naturalista sui paesaggi del New England e trattò la natura come la divinità, una metafora dell’essere. Amava ed ammirava il mondo naturale. All’Homestead, ove visse almeno per quindici anni della sua vita, la poetessa s’esaltava grazie al “the far theatricals of day” che osservava nel podere di suo padre. Queste osservazioni divennero fonte per i suoi versi. Studentessa all’ Amherst Academy, la Dickinson studiò botanica e compilò un herbarium, un vero e proprio “scrapbook” di esemplari di piante. In età adulta amava curare le piante esotiche in un serra (che oggi non esiste più) che aggiunse alla Homestead nel 1855. Nella sua stanza teneva sempre dei fiori ed i ritratti di famiglia, rifugiandosi dal mondo ed osservandolo con una lente per studiarne la natura e l’animo più intensamente. Verso la fine della sua vita soleva vestirsi di bianco, diventando ancora più distaccata dal mondo esterno.

La casa è un museo, di proprietà del Trustee of Amherst College.

L’Emily Dickinson Museum comprende due dimore storiche – The Homestead e The Evergreens – nel centro della cittadina di Amherst, fortemente correlate alla poetessa Emily Dickinson ed ai membri della sua famiglia durante il 19° secolo e gli inizi del 20° secolo.

La visita acquista pregio se guidata dall’esperto locale. Prima di lasciare Amherst, passeggiate dalla casa al cuore della cittadina e recatevi al cimitero storico, l’Amherst West Cemetery sulla Triangle Street. Lungo il percorso incontrerete due sagome in bronzo che siedono su due massi di pietra mentre sembrano discutere di poesia: sono Emily ed il grande poeta Robert Frost, sommo poeta del ‘900 che insegnò all’Amherst College. Questa installazione moderna é stata realizzata da Michael J. Virzi. Sovrastante il cimitero c’é un grande murale che onora i cittadini più importanti di Amherst: nel centro spicca l’immagine di Emily, per mano dell’artista David Fichter. Nello storico cimitero, contornata da una recinzione ornamentale si trova la tomba della poetessa e di alcuni  membri della famiglia, il padre Edward, la madre Emily Norcross, e la sorella Lavinia. Il fratello Austin con la moglie Susan e i tre figli sono invece sepolti nel Wildwood Cemetery in 70 Strong Street.